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I VINCITORI
2023 - ROSELLA POSTORINO
2022 - CLAUDIO PIERSANTI
2021 - MARINA MARAZZA
2020 - FABIANO MASSIMI
2019 - BENEDETTA CIBRARIO
2018 - MARCO BALZANO
2017 - WLODEK GOLDKORN
2016 - MARCELLO FOIS
2015 - PAOLA CAPRIOLO
2014 - MICHELE MARI
2012 - FRANCESCA MELANDRI
2013 - LIDIA RAVERA
2011 - FEDERICA MANZON
2009 - BADNJEVIC E LOEWENTHAL
2010 - ANTONIO PENNACCHI

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2023 - ROSELLA POSTORINO
Partecipanti ed. 2012

I partecipanti all'edizione 2012 del Premio Asti d'Appello sono:

Dal Premio Bagutta:
Luca Di Fulvio, Il grande scomunicato
Luca Doninelli, Cattedrali

Dal Premio Rapallo:
Laura Bosio, Le notti sembravano di luna
Paola Soriga, Dove finisce Roma

Dal Premio Strega:
Emanuele Trevi, Qualcosa di scritto

Dal Premio Viareggio:
Giovanni Greco, Malacrianza

Dal Premio Cortina:
Nadia Scappini, Le ciliegie sotto il tavolo

Dal Premio Campiello:
Francesca Melandri, Più in alto del mare

 

Luca Di Fulvio, Il grande scomunicato
Bompiani, 2011
Finalista al Premio Bagutta

Bio
Luca Di Fulvio è nato nel 1957 a Roma, dove vive e lavora. Diplomato all'Accademia d'Arte Drammatica 'Silvio d'Amico' entra a far parte della comunità teatrale americana 'Living Theatre'. Nel 1996 l'esordio alla scrittura con il romanzo Zelter (Zelig-Baldini&Castoldi) cui fa seguito il romanzo noir L'impagliatore (Mursia, 2000; Einaudi, 2004), che viene portato al cinema da Eros Puglielli col titolo Occhi di cristallo, e Dover Beach (Mursia, 2002). Nel 2006 pubblica il romanzo La scala di Dioniso (Mondadori), acquistato per il cinema da Gabriele Salvatores, e nel 2008 La gang dei sogni (Mondadori).

Note di copertina
Lui fece un passo indietro, abbagliato dal luminoso biancore d'alabastro della pelle di lei sotto il vestito nero.
'Dopo di te non ho permesso neanche all'aria di toccarmi,' disse lei offrendoglisi.
Di lui si sa solamente che è nato cento anni dopo la scoperta delle Americhe.
Anche il suo vero nome è andato perso.
Tutti lo conoscono semplicemente come il Grande Scomunicato.
È stato l'uomo più potente al servizio del Papa. Il più malvagio. Il male, nella Santa Città, è stata la sua miglior raccomandazione. Ma anche la sua dannazione.
Per un fraintendimento fatale è caduto in disgrazia. È stato condannato a vagare per l'eternità, emarginato da ogni comunità religiosa e civile.
Ma poi il Grande Scomunicato giunge in un deserto senza nome, popolato solo da dodici coppie di ?mentecatti?, uomini e donne che non conoscono il trascorrere del tempo. Che non sanno cosa siano la malattia e la morte.
Ed è qui che il Grande Scomunicato puó tessere nuovamente la sua rete malvagia e gettare le fondamenta della sua dittatura, basata sulla corruzione del corpo come dello spirito. Innalzerà superbamente una città in pieno deserto e condannerà i suoi sudditi a vivere nel terrore.
Solo l'amore di un ragazzo per l'unica figlia del dittatore si opporrà al suo regno.
Solo la loro passione indicherà la via per una possibile rinascita umana e naturale.
Ma saranno loro due soltanto contro la crudeltà del tiranno.
Luca Di Fulvio è uno straordinario Cappellaio Matto che ci affascina con l'ambizioso sogno del Grande Scomunicato. Difficile tornare al di qua dello specchio, perché parla di noi, delle nostre debolezze, delle nostre paure e delle nostre vittorie.
E quando chiudi l'ultima pagina, hai voglia di inventare un sogno tutto per te.
Se Lewis Carroll e Tim Burton avessero potuto lavorare insieme, avrebbero scelto di raccontare questa storia.



Luca Doninelli, Cattedrali

Garzanti Libri, ISBN 978881159800-8



Finalista al Premio Bagutta

Bio
Luca Doninelli (Leno, 1956) nel 1982 si laurea in filosofia con una tesi su Michel Foucault. In qualità di critico letterario ed editorialista collabora con diverse testate, attualmente «Il Giornale» e «Avvenire». E' consigliere d'amministrazione dell'Ente Teatrale Italiano.
Tra le sue opere narrative, I due fratelli, che comprende due romanzi brevi I due fratelli e Il luogotenente (Rizzoli, 1990, Premio Vailate e Premio Giuseppe Berto), La revoca (Garzanti, 1992, Premio Città di Catanzaro, Premio Selezione Campiello e Premio Napoli), la raccolta di racconti Le decorose memorie (Garzanti, 1994, Premio Supergrinzane Cavour e Premio Nicola Stefanelli), La verità futile (Garzanti, 1995), Talk Show (Garzanti, 1996), racconto di una puntata del più famoso programma televisivo di talk-show, La nuova era (Garzanti, 1999, Premio Grinzane Cavour), La mano (Garzanti, 2001), centrato sulla figura di un musicista rock.
E' anche autore di Intorno a una lettera di Santa Caterina (Rizzoli-BUR, 1981), di Conversazioni con Testori (Guanda, 1993)e di una raccolta di racconti per bambini Le avventure di Annibale Zumpapà (Mondadori, 1994).
Con Cristina Moroni ha curato la traduzione de L'ispettore generale di Nikolaj Gogol', poi portata in scena con l'interpretazione di Franco Branciaroli.
Per il teatro è anche autore, tra l'altro, del testo Ite Missa Est, che ha debuttato nel 2002 con la regia di Claudio Longhi.
Il suo libro più recente è il romanzo Tornavamo dal mare, edito da Garzanti nel 2004.


Note di copertina
Tutto puó essere una cattedrale: un grande magazzino, un sito archeologico, un monumento del passato, un centro commerciale, una stazione ferroviaria, un fenomeno geografico, talvolta persino una chiesa. Le cattedrali sono i luoghi dove una città ci rivela qualcosa in più di sé, e dove cominciamo a capire che cosa in essa ci attira o ci fa paura. Il mondo ha sempre avuto e sempre avrà le sue cattedrali, che sono necessarie come l'aria che respiriamo e il pane che mangiamo.
Ci danno qualche notizia in più sul mondo in cui viviamo, sulla fragilità del suo paesaggio naturale e umano, sulla precarietà di ogni condizione storica ed economica, sull'imminenza di una grande implosione ma anche sulle imprevedibili risorse di questo strano bipede che è l'uomo. 

 

Laura Bosio, Le notti sembravano di luna
Longanesi, 2012, 214 pagine, ISBN 9788830430761
Finalista al Premio Rapallo, 2012.

Bio
Laura Bosio, nata a Vercelli, vive e lavora a Milano. È autrice dei romanzi I dimenticati, Feltrinelli 1993 (Premio Bagutta Opera prima), Le ali ai piedi, Mondadori 2002, Teresina. Storie di un'anima, Mondadori 2004, Annunciazione, Mondadori 1997. Con Le stagioni dell'acqua, Longanesi 2007, è stata finalista al Premio Strega.

Note di copertina
Caterina Guerra ha dieci anni e un sogno: correre in bicicletta come i campioni del Giro. Vive nell'Italia del boom, in una piccola città della pianura vicino a un fiume. Ma lei non sa che in quel periodo per le donne è quasi impossibile diventare corridori. O forse preferisce ignorarlo, perché solo in sella si sente davvero felice.
L'appartamento in cui abita, angusto e periferico, è aperto su cortili, cantine, orti e strade che portano al fiume e che rappresentano le sue vie di fuga. Di fronte alla casa c'è la fabbrica dove suo padre lavora come caporeparto: un lavoro di cui è orgoglioso ma che non lo rallegra. La sera Caterina lo vede mentre si sfoga, da uomo silenziosamente fantasioso qual è, facendo solitari comizi dal balcone di casa. Nemmeno l'ambiente famigliare sembra rasserenarlo, soprattutto a causa della moglie: bella, inquieta, ambiziosa, eccessiva in tutto.
La vita della bambina e della sua famiglia continua apparentemente sempre uguale fino a che, nell'estate del 1964, un evento interrompe quel mondo prodigioso e a tratti anche crudele, insieme al sogno di Caterina di diventare corridore...



Paola Soriga, Dove finisce Roma

Einaudi, 2012, 152 pagine, ISBN 9788806211745
Finalista al Premio Rapallo, 2012.

Bio
Paola Soriga è nata a Uta, in provincia di Cagliari, nel 1979. Ha studiato letteratura a Pavia, Barcellona e Roma, dove adesso vive e lavora. Dove finisce Roma (Einaudi, 2012) è il suo primo romanzo.

Note di copertina
Succede a volte che uno scrittore, una scrittrice, si allontani dalle storie della sua generazione e dal suo tempo proprio per l'urgenza di narrarlo meglio e renderlo vero, con il respiro di un vento largo che soffia con forza, da lontano.
Cosí, al suo esordio narrativo, Paola Soriga si affida alla figura di una giovanissima staffetta partigiana, nella Roma che sta per essere liberata dall'occupazione tedesca, per dare nuova vita e necessità a un alfabeto di sentimenti che le parole di oggi non sanno più nominare. E ci regala un romanzo che ha la distanza delle grandi storie e la vicinanza dell'unica, misteriosa, scintillante vita che è la nostra, in ogni tempo e in ogni luogo.



Emanuele Trevi, Qualcosa di scritto
Ponte alle Grazie, 2012, 246 pagine, ISBN 9788862205832
Finalista al Premio Strega, 2012.

Bio
Emanuele Trevi (Roma, 1964) è scrittore e critico letterario. Ha esordito come autore di narrativa con I cani del nulla (Einaudi, 2003) e ha pubblicato per la collana Contromano di Laterza Senza verso (2005) e L'onda del porto (2005). Più recente il romanzo Il libro della gioia perpetua (Rizzoli, 2010). È autore di numerose curatele e saggi: fra questi, i volumi Istruzioni per l'uso del lupo (Castelvecchi, 1994) e Musica distante (Mondadori, 1997). Ha inoltre pubblicato i libri-intervista Invasioni controllate (con Mario Trevi, Castelvecchi, 2007) e Letteratura e libertà (con Raffaele La Capria, Fandango, 2009). Collabora con la Repubblica, il manifesto, Il Messaggero e Il Foglio. È conduttore di programmi radiofonici per Rai Radio 3.

Note di copertina
Roma, primi anni Novanta. Mentre i sogni del Novecento volgono a una fine inesorabile e Berlusconi si avvia a prendere il potere, uno scrittore trentenne cinico e ingenuo, sbadato e profondo assieme trova lavoro in un archivio, il Fondo Pier Paolo Pasolini. Su quel dedalo di carte racchiuso in un palazzone del quartiere Prati, regna una bisbetica Laura Betti sul viale del tramonto: ma l'incontro con la folle eroina di questo libro, sedicente eppure autentica erede spirituale del poeta friulano, equivale per il giovane a un incontro con Pasolini stesso, come se l'attrice di Teorema fosse plasmata, posseduta dalla sua presenza viva, dal suo itinerario privato di indefesso sperimentatore sessuale e dalla sua vicenda pubblica d'arte, eresia e provocazione.
Qualcosa di scritto racconta la linea d'ombra di questo contagio e l'inevitabile congedo da esso ? un congedo dall'adolescenza e da un'intera epoca; ma racconta anche un'altra vicenda, quella di un'iniziazione ai misteri, di un accesso ai più riposti ed eterni segreti della vita. Una storia nascosta in Petrolio, il romanzo incompiuto di Pasolini che vide la luce nel 1992 e che rivive qui in un'interpretazione radicale e illuminante. Una storia che condurrà il lettore per due volte in Grecia, alla sacra Eleusi: come guida, prima il grandioso libro postumo di Pier Paolo Pasolini, poi il disincanto della nostra epoca ? in cui puó tuttavia brillare ancora il paradossale lampo del mistero.

 

Giovanni Greco, Malacrianza
Nutrimenti, 2012, 272 pagine, ISBN 9788865941102
Finalista al Premio Viareggio, 2012.

Bio
Giovanni Greco (Roma, 1970) è attore, regista, traduttore. Ha firmato molti testi e regie teatrali in Italia e all'estero; ha insegnato storia del teatro presso l'Accademia nazionale di arte drammatica di Roma e partecipato come docente al progetto Babele promosso dal Ministero degli Esteri per l'insegnamento dell'italiano attraverso il teatro (Egitto, Cipro, Argentina, Messico, Brasile, Etiopia). Con Malacrianza ha vinto nel 2011 il Premio Italo Calvino.

Note di copertina
Malacrianza è tutto quello che il mondo adulto respinge, condanna o sfrutta del mondo dell'infanzia. È come la memoria tradita della propria infanzia, come una favola nera che tutto avvolge e riscrive. È il bambino che si mette le dita nel naso, la bambina che allegramente ruba o quella che tristemente si prostituisce, ragazzini violenti che in Sud America si difendono dal potere violento che li usa, i bambini che esercitano l'arte di arrangiarsi in qualche paese dell'Est o nel mondo arabo, è una leggenda indiana e una nuova vita che verrà. Malacrianza mette in fila vicende ?esemplari' di sopraffazioni e di piccole solidarietà, di soprusi e di sogni disposti a tutto per potersi avverare. Un viaggio nell'infanzia in varie parti del mondo con i bambini che vivono nelle fogne, quelli di strada, delle favelas, il commercio e la prostituzione infantile...
Un viaggio circolare, un racconto senza falsi pudori, senza retorica e ipocrisie, capace di addentrarsi fin nei recessi profondi e nascosti dell'offesa più intollerabile, quella verso i più deboli e indifesi. Un caleidoscopio di storie che, intrecciandosi una nell'altra, danno vita a un'unica storia dell'infanzia tradita. A un affresco in cui non mancano mai l'umanità e perfino l'ironia e dove c'è sempre la freschezza di uno sguardo innocente. Una spericolata, emozionante avventura linguistica in cui l'autore passando dalla terza alla prima persona, riesce a dar voce credibile a bambini perennemente costretti a difendere il proprio futuro. A dar vita a personaggi destinati a interrogare la nostra distratta convivenza sociale.


Nadia Scappini, Le ciliegie sotto il tavolo
Marietti, 2012, 216 pagine, ISBN 9788821156182
Finalista al Premio Cortina, 2012.

Bio
Nadia Scappini (Bagno di Romagna, 1949) vive e lavora a Trento. Laurea in lettere classiche, insegnamento nei licei di Trieste e Trento, si occupa di divulgazione culturale, scrittura e critica. Ha pubblicato due sillogi poetiche (Le parole del cuore, 2003; La luna nuda, 2007), un saggio di preghiere e poesia (E tuttavia Ti cerco, Àncora 2008). Ha curato la pubblicazione dell'opera poetica di Nunzio Carmeni (2002); suoi interventi critici, racconti e poesie sono pubblicati su diversi testi. Le ciliegie sotto il tavolo è il suo primo romanzo

Note di copertina
Una storia del nostro tempo sullo sfondo di due terre, il Polesine e l'Istria, annodate in un intreccio di radici e sentimenti. Livio, figlio di profughi istriani, con un vissuto doloroso alle spalle, che faticosamente cerca una sua identità e un luogo fermo dove esprimerla e lo trova in un piccolo paese della pianura padana, Giacciano, in età ormai matura; Cosetta, ferrarese di nascita, che ritorna nella sua città d'origine, nella fumana, dopo un faticoso percorso tra l'Italia e la Francia per ritrovare se stessa in seguito alla perdita del marito in circostanze drammatiche. Cuore del racconto è l'acquisto da parte di Livio di una casa, la casa, che si fa centro di un orizzonte in una terra, un paesaggio finalmente percepiti come familiari e rivelatori di un'origine, una radice sacra. Luoghi disertati dallo sviluppo della modernità e proprio per questo di rara bellezza. Una bellezza che dice ancora le cose, che riporta all'essenziale, ma richiede uno sguardo e un desiderio profondi, favoriti, nel caso di Livio, dall'esperienza del dolore e della solitudine. In questo contesto e in questa situazione psicologica avviene l'incontro con Cosetta, che scardina le certezze appena acquisite dal nostro protagonista, ma apre orizzonti del tutto inattesi di insperata pienezza affettiva. Lo stesso accade a Cosetta, ormai rasserenata e quieta nella sua città, con una vita intensa tra affetti familiari, solide amicizie e l'impegno saltuario in un negozio di mobili, luogo galeotto per l'incontro con Livio alla ricerca di una cucina ?speciale? per la nuova casa. Incontro anche per lei origine di uno sconvolgimento e del successivo lento ripensamento di vita futura. Il tutto si snoda tra scenari diversi, tra dialoghi e monologhi interiori e numerosi piccoli e grandi personaggi che attraversano, movimentano e arricchiscono la storia dei protagonisti. Per condurre le fila della vicenda, che oscilla tra paura e orgoglio, Heimat e diaspora, passato e presente nel segno di una dualità costitutiva, efficace la doppia focalizzazione del punto di vista. Ció che ha permesso di incidere sul movimento nel tempo e nello spazio, al fine di renderne l'inquietudine e la drammaticità e di avviare, gradualmente, al lieto fine.

 

Francesca Melandri, Più alto del mare
RIZZOLI Collana: LA SCALA Pagine: 240 Anno prima edizione: 2012 ISBN: 17055956
Finalista del premio Campiello 2012

Bio
Francesca Melandri è nata a Roma, dove è tornata a vivere dopo anni di viaggi in Asia, Nuova Zelanda, Stati Uniti e tre lustri di residenza in Alto Adige. Ha al suo attivo una lunga carriera di sceneggiatrice, iniziata poco più che ventenne con Zoo di Cristina Comencini (1988). Ha firmato varie serie tv molto amate, tra cui Fantaghiró. Ha due figli.
Eva dorme, il suo primo romanzo, è stato romanzo dell'anno per la rivista ?Elle? ed è stato pubblicato dai principali editori europei tra cui, in Francia, Gallimard.

Note di copertina
L'Isola si scorge da lontano. Il mare ha il colore del verderame, la macchia tutt'intorno emana un profumo speziato, i raggi del sole, anche ora che l'estate è finita, scaldano i pochi passeggeri arrivati con la motonave. Tra loro ci sono Luisa, gambe da contadina e sguardo tenace, e Paolo, ex professore di filosofia con un peso nel cuore. Salgono su un furgone, senza smettere di fissare le onde. Quella bellezza peró non li culla, li stordisce. Non sono in vacanza. Sono diretti al carcere di massima sicurezza dell'Isola: lei, oltre il vetro del parlatorio, vedrà un marito assassino, lui un figlio terrorista. Ogni volta le visite acuiscono il senso di lutto che li avvolge. E sono soli nel dolore: siamo alla fine degli anni Settanta e per loro non ci puó essere pietà pubblica. Il maestrale li blocca sull'Isola dove li scor ta Nitti, un agente carcerario che cela un'inaspettata verità. Dopo il loro incontro, le esistenze di Paolo e Luisa non saranno più le stesse. Con questo romanzo Francesca Melandri continua la sua ricerca tra gli interstizi della storia, raccontandoci anni che pesano anche se li vogliamo lontani, inattuali. Il suo sguardo recupera le vite dei parenti dei colpevoli, vittime a loro volta ma condannate a non essere degne di compassione. E le accompagna fino a una notte in cui i destini che sembravano scritti si prendono la loro rivincita.

 

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