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2023 - ROSELLA POSTORINO
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2021 - MARINA MARAZZA
2020 - FABIANO MASSIMI
2019 - BENEDETTA CIBRARIO
2018 - MARCO BALZANO
2017 - WLODEK GOLDKORN
2016 - MARCELLO FOIS
2015 - PAOLA CAPRIOLO
2014 - MICHELE MARI
2012 - FRANCESCA MELANDRI
2013 - LIDIA RAVERA
2011 - FEDERICA MANZON
2009 - BADNJEVIC E LOEWENTHAL
2010 - ANTONIO PENNACCHI

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2023 - ROSELLA POSTORINO
Partecipanti 2010

Antonio Pennacchi, Canale Mussolini
Mondadori, 2010, 461 pagine, ISBN 8804546751

Secondo classificato al premio Campiello, 4 settembre 2010 a Venezia

Nato a Latina il 26 gennaio 1950 da una famiglia numerosa di coloni giunti dal Veneto per la bonifica dell'Agro pontino, si dedica alla politica sin da giovanissimo e si iscrive al MSI. Ben presto entra in contrasto con i vertici del partito e viene espulso. Dopo lunga riflessione, legge Marx e passa a sinistra, partecipando alla contestazione del Sessantotto.
Nel frattempo inizia a lavorare come operaio. Dopo una movimentata attività sindacale (per due volte viene espulso dalla CGIL), lascia la politica, si laurea in lettere sfruttando un periodo di cassa integrazione e inizia l'attività di scrittore.
Il suo romanzo di esordio, Mammut, riceve 55 rifiuti prima di essere pubblicato da Donzelli nel 1994 e di vincere il Premio del Giovedí. Successivamente arrivano Palude (1995 Premio Letterario Pisa), dedicato a Latina, la sua città, e Una nuvola rossa (1998), la cui vicenda è ispirata a un delitto avvenuto l'anno prima nella cittadina laziale.
Nel 2001 passa alla Mondadori. Nel 2003 esce l'autobiografico Il fasciocomunista, vincitore del Premio Napoli. Dal romanzo è stato tratto il film Mio fratello è figlio unico (con Riccardo Scamarcio ed Elio Germano), che ha vinto un premio speciale al Festival di Cannes, ma lo scrittore ha polemizzato con il regista perché nella seconda parte del film il libro è stato stravolto.
Dello stesso anno è la raccolta di saggi Viaggio per le città del Duce (Asefi).
Del 2005, invece, i saggi de L'autobus di Stalin (Vallecchi).
Nel 2006 esce la raccolta di racconti Shaw 150. Storie di fabbrica e dintorni.
Nel 2007 s'iscrive al Partito Democratico.
Nel 2008 esce il saggio Fascio e Martello, in cui descrive le città di fondazione del fascismo in tutta Italia.
Il 2 marzo 2010 è uscito Canale Mussolini, che ha vinto il Premio Strega ed è stato finalista al Premio Acqui Storia e al Premio Campiello.

Note di Copertina
Canale Mussolini è l'asse portante su cui si regge la bonifica delle Paludi Pontine. I suoi argini sono scanditi da eucalipti immensi che assorbono l'acqua e prosciugano i campi, alle sue cascatelle i ragazzini fanno il bagno e aironi bianchissimi trovano rifugio. Su questa terra nuova di zecca, bonificata dai progetti ambiziosi del Duce e punteggiata di città appena fondate, vengono fatte insediare migliaia di persone arrivate dal Nord. Un vero e proprio esodo. Contadini emiliani, veneti e friulani lasciano le proprie terre, dove non rimaneva altro che stare a ?puzzarsi di fame? e diventano i primi attori del nuovo sogno italico di grandezza. A migrare sono famiglie intere, con nonne che sanno guidare un carretto e governare le bestie, uomini forti come tori, donne spavalde che alle feste della mietitura ballano e ridono con tutti i maschi, truppe di bambini di ogni età. Sono i ?cispadani? scesi dal Nord, e i ?marocchini? del Lazio li guardano con sospetto, spiano le loro abitudini disinvolte, le loro donne in gonne corte e sgargianti, allegre.
Tra queste migliaia di coloni ci sono i Peruzzi, gli eroi di questa saga straordinaria. A farli scendere dalle pianure padane sono il carisma e il coraggio di zio Pericle, che dentro il Fascio conta qualcosa perché ha meriti di audacia e valore, ma che dal Fascio non si fa dettare ordini. Con lui scendono i vecchi genitori, tutti i fratelli, le nuore. E poi la nonna, dolce ma inflessibile nello stabilire le regole di casa cui i figli obbediscono senza fiatare. Il vanitoso Adelchi, più adatto a comandare che a lavorare, il cocco di mamma. Iseo e Temistocle, Treves e Turati, fratelli legati da un affetto profondo fatto di poche parole e gesti assoluti, promesse dette a voce strozzata sui campi di lavoro o nelle trincee sanguinanti della guerra. E una schiera di sorelle, a volte buone e compassionevoli, a volte perfide e velenose come serpenti.
E poi c'è lei, l'Armida, la moglie di Pericle, la più bella, andata in sposa al più valoroso. La più generosa, capace di amare senza riserve e senza paura anche il più tragico degli amori. La più strana, una strega forse, sempre circondata dalle sue api che le parlano e in volo sibilano ammonimenti e preveggenze che, come i sogni oscuri della nonna, non basteranno a salvarla dalla sorte che l'aspetta. E Paride, il nipote prediletto, buono e giusto, ma destinato, come l'eroe di cui porta il nome, a essere causa della sfortuna che colpirà i Peruzzi e li travolgerà.
Un poema grandioso che, con il respiro delle grandi narrazioni, intreccia le vicende drammatiche e sorprendenti dei suoi protagonisti a quelle, non meno travagliate, di mezzo secolo di storia italiana. Antonio Pennacchi rievoca il passato controverso e insieme epico della nazione, animando ricordi e fantasmi con uno sguardo sempre lucido, ironico e spiazzante, ma soprattutto carico di pietas e profonda commozione per i propri personaggi, per quelle tre generazioni di Peruzzi che combattono con glorioso accanimento contro le sferzate del destino che sembra non concedere tregua. Un'autentica epopea, un grande romanzo italiano.

Nicolai Lilin, Caduta libera
Einaudi, 2010, 330 pagine, ISBN 9788806200633
Secondo classificato al Premio Viareggio-Rèpaci, 25-27 agosto 2010.

Nicolai Lilin è nato nel 1980 a Bender, in Transnistria. Nel 2003 si è trasferito in provincia di Cuneo, dove fa il tatuatore, avendo studiato per tanti anni i tatuaggi della tradizione criminale siberiana e imparato le tecniche e i codici complessi che li regolano. Presso Einaudi ha pubblicato i romanzi Educazione siberiana (2009), tradotto o in corso di traduzione in diciassette Paesi, e Caduta libera (2010), entrambi scritti direttamente in italiano. Educazione siberiana diventerà anche un film di Gabriele Salvatores prodotto da Cattleya.

Nota di copertina
La guerra cecena come specchio di ogni guerra contemporanea.
Questo è il racconto di chi l'ha combattuta facendo il cecchino in un gruppo d'assalto.
Un libro che ti appare, prima, spietato e terribile, poi semplicemente vero. Perché ti mostra come 'uomo possa essere condotto oltre l'uomo, in un inferno molto terreno dove non esistono né il bene né il male.


Laura Pariani, Milano è una selva oscura
Einaudi, 2010, 184 pagine, ISBN 9788806199951
Terzo classificato al Premio Viareggio-Rèpaci, 25-27 agosto 2010.


Laura Pariani è nata a Busto Arsizio nel 1951. Ha esordito nel 1993 con la raccolta di racconti Di corno o d'oro (Sellerio, Premio Grinzane Cavour). Ha poi pubblicato, per Sellerio, Il pettine (1995) e La spada e la luna (1996). Presso Rizzoli sono usciti La perfezione degli elastici (e del cinema) (1997, Premio Selezione Campiello), La signora dei porci (1999, Premio Grinzane Cavour), La foto di Orta (2001, Premio Vittorini), Quando Dio ballava il tango (2002), L'uovo di Gertrudina (2003, Premio Selezione Campiello), La straduzione (2004). Ha inoltre pubblicato per Effigie Il paese dei sogni perduti. Anni e storie argentine (2004) e Patagonia blues (2006), per Casagrande Il paese
delle vocali (2000) e Tango per una rosa (2005), per Alet I pesci nel letto (2006).
Per Einaudi ha pubblicato Dio non ama i bambini (2007) e Milano è una selva oscura (2010).

Sito web: http://www.omegna.net/pariani/

Nota di copertina
Il Dante ha settant'anni ed è uno specialista nell'arte della fuga. Cresciuto a pane e classici, ha nche gestito una libreria antiquaria prima di sbandare e diventare un barbone. Adesso vagabonda per la sua Milano, in esilio come il grande poeta da cui ha preso il soprannome, una sosta per un bianchino e «quatter paróll da svirgolarcisi dentro». Ché lui è uno che sa raccontare, pure se la sua memoria è un groviglio indurito.
Passin passetto, insieme a un cane randagio, attraversa gironi abitati da studenti in sciopero, lattai narchici, operai disoccupati, pensionati obnubilati dalla «sgagnósa». Alla fine, in un giorno cruciale del 1969, arriva proprio dove batte il cuore della città, nel punto in cui tutte le strade che ha percorso nella sua «vita camminante» s'incontrano.

 

 

Federica Bosco, S.O.S. Amore,
Newton Compton, 2009, 384 pagine, ISBN 9788854115477

Secondo classificato al Premio Bancarella del 18 luglio 2010.


Scrittrice e sceneggiatrice nata a Milano nel 1971, si trasferisce a Firenze a quattro anni. Dopo la maturità linguistica e un anno alla facoltà di giurisprudenza, gira il mondo lavorando per il Club Méditerranée. Sperimenta diverse occupazioni, ma trova la sua strada decidendo di mettersi a scrivere. Il primo libro, Mi piaci da morire, viene pubblicato da Newton Compton Editori nel 2005 e nel giro di due anni arriva a ben diciotto ristampe. Negli anni successivi escono Cercasi amore disperatamente e i due seguiti del titolo d'esordio: L'amore non fa per me e L'amore mi perseguita, che completano la trilogia delle avventure sentimentali di Monica. Grande successo riscuotono anche gli ironici manuali di auto-aiuto 101 modi per trovare il principe azzurro senza baciare tutti i rospi e 101 modi per dimenticare il tuo ex e trovarne subito un altro.
Note di Copertina
Chiara ha 35 anni e una disastrosa situazione sentimentale. Vive a Milano con sua sorella Sara, sempre in lotta con il mondo. Ha una madre che le tiene in ostaggio con i suoi attacchi di panico e un pittoresco padre che vive a Cuba, che le ha mollate da piccole dopo averle sfrattate. Con questi presupposti non c'è da stupirsi che l'autostima di Chiara sia sotto terra: non crede neanche più di meritare un amore vero. Per questo accetta di iniziare una relazione clandestina col suo capo, che come da copione giura e spergiura di lasciare la moglie?
Chiara è ironica, positiva, cerca sempre di perdonare le prepotenze altrui, ma non sa affermare il suo sacrosanto diritto all'amore e finisce puntualmente per fare da zerbino a uomini egoisti e superficiali. Destinatario dei suoi sfoghi è il dottor Folli, il suo analista, a cui ogni settimana racconta un capitolo della sua disastrata vita amorosa, dalle elementari in poi. Il dottore l'aiuterà con ironia a recuperare l'autostima, riaprendo ferite mai rimarginate e affrontando nuove battaglie. Se almeno una volta nella vita vi siete sentite come Chiara (e alzi la mano chi non ci si è mai sentita!), non potrete resistere alla sua tenerezza e alla sua disarmante ironia.

 

 




Vauro Senesi, La scatola dei calzini perduti
Piemme, 2009, 336 pagine, ISBN 9788856610192
Terzo classificato al Premio Bancarella del 18 luglio 2010.


Giornalista e disegnatore nato a Pistoia il 24 marzo 1955. È stato allievo di Pino Zac, con il quale nel 1978 ha fondato Il Male. Dal 1986 al 2006 è stato editorialista e vignettista de il manifesto, collaborazione che prosegue tuttora, seppure in maniera più saltuaria. Le sue vignette sono state pubblicate sulle più importanti testate italiane ed estere, tra cui: Satyricon, Linus, Cuore, I Quaderni del Sale, L'Echo des Savanes, El Jueves e Il Diavolo. È stato direttore del settimanale satirico Boxer, collaboratore del Corriere della Sera e di Smemoranda. Nel 1996 ha vinto il Premio di Satira politica di Forte dei Marmi. Attualmente è vignettista e inviato di PeaceReporter e collabora con Emergency. È membro del Comitato Centrale del Partito dei Comunisti Italiani. Per la sua verve satirica si è trovato al centro di numerose polemiche ed è stato oggetto di querele (tra l'altro, nel 2009 è stato sospeso per una puntata dalla trasmissione televisiva AnnoZero). Come narratore, per Piemme ha pubblicato anche i titoli Kualid che non riusciva a sognare (2009) e Il mago del vento (2010).
Nota di copertina
Gli strilli di un bambino infrangono l'atmosfera di un grande magazzino alla vigilia delle feste. E dall'enorme costume rosso di Babbo Natale riemerge Madut, il ragazzo del Sudan, l'uomo nero.
In fuga dalla sua terra in fiamme, figlio di una popolazione di pastori, i dinka, Madut è giunto attraverso strade insolite e rocambolesche fino a Roma, per trovare il suo angolo di quotidianità in una lavanderia a gettone. Nella Città Eterna di Madut sogni e speranze, risate e dolori, desideri e negazioni si mescolano, si incontrano, si scontrano. Storie di immigrati e di prostitute, di poliziotti e di preti, in un balletto di vite che va in scena sul palcoscenico di una metropoli dal volto bonario ma densa di insidie, soprattutto se hai la pelle di un altro colore.
Una voce poetica e forte, appassionata e suggestiva. Una riuscita alchimia di relazioni e personaggi che sa tratteggiare vicende straordinarie e minuscole, esistenze sospese tra passato e presente, tra qui e altrove, che si fondono e si confondono con quelle del nostro Paese. Tutte insieme, nella scatola che custodisce i calzini spaiati che Madut ritrova nei cestelli della sua lavanderia. 

 

Margherita Oggero, Risveglio a Parigi Mondadori, 2009, 303 pagine, ISBN 9788804588139 Secondo classificato al Premio Rapallo del 19 giugno 2010.

Margherita Oggero è nata e vive a Torino, dove ha insegnato lettere per diversi decenni in vari tipi di scuole. Una volta in pensione si è dedicata alla scrittura e nel 2002, con Mondadori, ha pubblicato il suo primo romanzo, La collega tatuata, da cui è stato tratto il film ?Se devo essere sincera?, con Luciana Littizzetto e Neri Marcorè. Sempre con Mondadori, nel 2003 è uscito Una piccola bestia ferita, che ha ispirato la serie televisiva ?Provaci ancora, prof!? con Veronica Pivetti. Nello stesso anno è stato pubblicato Cosí parló il nano da giardino, edito da Einaudi. Seguono L'amica americana (2005), Qualcosa da tenere per sé (2007), Il rosso attira lo sguardo. Quattro stagioni di relazioni pericolose (2008), tutti pubblicati con Mondadori. Del 2008 sono anche i saggi Orgoglio di classe. Piccolo manuale di autostima per la scuola italiana e chi la frequenta (Mondadori) e Torino, l'ora blu, edito da Gribaudo. Nel 2009 torna al romanzo con Risveglio a Parigi, di nuovo con Mondadori. Note di Copertina Un viaggio a Parigi. Silvia, Barbara e Mariangela lo sognano dai tempi della terza media, l'età dei confusi progetti di vita e dei castelli in aria, quando una breve vacanza nella ville lumière simboleggiava le magnifiche possibilità del futuro: il successo professionale, la libertà e l'amore. Adesso che di anni ne hanno trentadue, e non si sono mai perse di vista, decidono di partire regalandosi alcuni giorni a Parigi, in omaggio all'amicizia, certo, ma anche per una specie di malinconico rimpianto dell'adolescenza. In sottofondo, inconfessata, la speranza per tutte di dimenticare, anche solo temporaneamente, il proprio carico di delusioni, ansie, contraddizioni, per ritornare un po' alleggerite dei fardelli che ciascuna porta con sé. Al momento di partire, peró, ecco la prima sorpresa non proprio gradita: Manuel, il figlio di sette anni che Mariangela sta crescendo da sola, pianta un enorme capriccio e convince la madre a portarlo con loro. Questo bambino scontroso e diffidente le costringerà a confrontarsi con il tempo che passa, con la realtà che l'adolescenza è ormai lontana (e che in fondo ?non andrebbe mai rimpianta, perché è un'età di merda?), e infine con la consapevolezza che per essere passabilmente felici occorre molta buona volontà. Forse... Forse, perché le mille domande poste dal piccolo guastafeste che viaggia con loro, le sue esigenze, i suoi occhi severi offrono alle amiche l'occasione per rivedere le loro convinzioni, trasformando la vacanza da una fuga nel passato a un più consapevole sguardo sul presente e sul futuro. Margherita Oggero ci regala un romanzo a più voci - quelle delle tre protagoniste, delle madri, dei padri, fratelli, fidanzati e amici - divertente e acuto come solo lei sa fare, in cui ogni personaggio cerca di risolvere il proprio affanno esistenziale con ironia e passione.

 

Camilla Baresani, Un'estate fa Bompiani, 2010, 350 pagine, ISBN 9788845264054 Terzo classificato al Premio Rapallo del 19 giugno 2010.

Nata a Brescia nel 1961, vive tra Milano, Desenzano del Garda e Roma. Insegna scrittura creativa al Master di Giornalismo dello IULM. Ha cominciato a scrivere narrativa verso i trentasette anni. Il suo primo romanzo, Il plagio, è uscito nel 2000 da Mondadori, cosí come il secondo, Sbadatamente ho fatto l'amore, pubblicato nel 2002. Nel 2003 passa a Bompiani, con il saggio breve Il piacere tra le righe, riflessioni sui piaceri della lettura. Il terzo romanzo, L'imperfezione dell'amore, esce nel 2005 con Bompiani e riceve il premio ?Forte Village-Montblanc, Scrittore emergente dell'anno?. Sempre per Bompiani, sono del 2006 i racconti-inchiesta TIC Tipi Italiani Contemporanei, commentati dal sociologo Renato Mannheimer. Nel 2007 pubblica per Feltrinelli La cena delle meraviglie, racconto integrato dalle ricette del critico-gastronomo Allan Bay. Infine, nel 2010 è arrivato Un'estate fa, il suo quarto romanzo, edito da Bompiani. Da anni firma articoli e rubriche per diversi giornali e riviste a diffusione nazionale. Nel 2000 fu autrice di una pièce radiofonica per Radio 3: Al ristorante del buon ricordo. Nota di copertina Nel corso di un'estate si consuma la vicenda del romanzo: un insieme di personaggi indecisi tra una prepotente voglia di vivere e la fragilità che li sorprende sul ciglio di decisioni che potrebbero rinnovare i loro sentimenti, compressi dall'abitudine. Erica, giornalista milanese che si occupa di serial televisivi, sposata con un veterinario; Gerardo, amico d'infanzia di Erica, che vive alla giornata e ha fondato un'associazione per la difesa dei diritti dei padri separati, in ricordo del proprio; Arnaldo, produttore romano, che convive stancamente con Stella ma in realtà è un uomo solo, a dispetto dell'intensa vita sociale che conduce. Sono i personaggi principali di un teorema di sentimenti che si sviluppa intorno alla improvvisa e prepotente storia d'amore tra Erica e Arnaldo. Nella cornice svagata e mondana di dibattiti, inaugurazioni, presentazioni, tra Roma, Milano, Capalbio, Cortina e Venezia, si compone il quadro di una vita fatta di passioni vorticose, paure e ansia di non esserne all'altezza. Un altro riuscito ritratto degli uomini e delle donne di oggi, dei loro amori tanto fuggevoli quanto capaci di lasciare segni indelebili nel cuore; un romanzo che ritrae con stile dissacrante una società vacua e ansiosa di apparire, disincantata ma che si lascia sorprendere dalla forza dei sentimenti.

 

Silvia Avallone, Acciaio Rizzoli, 2010, 368 pagine, ISBN 881703763X Secondo classificato al Premio Strega del 1° luglio 2010 a Roma.

Nata a Biella nel 1984, vive a Bologna, dove si è laureata in filosofia. Sue poesie e racconti sono apparsi su ?ClanDestino? e ?Nuovi Argomenti?. Nel 2007 ha pubblicato la raccolta di poesie Il libro dei vent'anni (Edizioni della Meridiana, Firenze), vincendo il premio Alfonso Gatto Opera Prima. Per Ripley's Film ha scritto Un'attrice e le sue donne, su Anna Magnani (2008). Acciaio (Rizzoli, 2010) è il suo primo romanzo e ha già ricevuto il riconoscimento ?Campiello Opera Prima?. Nota di copertina Nei casermoni di via Stalingrado a Piombino avere quattordici anni è difficile. E se tuo padre è un buono a nulla o si spezza la schiena nelle acciaierie che danno pane e disperazione a mezza città, il massimo che puoi desiderare è una serata al pattinodromo, o avere un fratello che comandi il branco, o trovare il tuo nome scritto su una panchina. Lo sanno bene Anna e Francesca, amiche inseparabili che tra quelle case popolari si sono trovate e scelte. Quando il corpo adolescente inizia a cambiare, a esplodere sotto i vestiti, in un posto cosí non hai alternative: o ti nascondi e resti tagliata fuori, oppure sbatti in faccia agli altri la tua bellezza, la usi con violenza e speri che ti aiuti a essere qualcuno. Loro ci provano, convinte che per sopravvivere basti lottare, ma la vita è feroce e non si piega, scorre immobile senza vie d'uscita. Poi un giorno arriva l'amore, peró arriva male, le poche certezze vanno in frantumi e anche l'amicizia invincibile tra Anna e Francesca si incrina, sanguina, comincia a far male. Attraverso gli occhi di due ragazzine che diventano grandi, Silvia Avallone racconta un'Italia in cerca d'identità e di voce, apre uno squarcio su un'inedita periferia operaia nel tempo in cui, si dice, la classe operaia non esiste più.

 

Paolo Sorrentino, Tutti hanno ragione Feltrinelli, 2010, 319 pagine, ISBN 9788807018091 Terzo classificato al Premio Strega del 1° luglio 2010 a Roma.

Nato a Napoli nel 1970, si afferma come sceneggiatore e regista. Suoi i pluripremiati lungometraggi L'uomo in più (2001), Le conseguenze dell'amore (2004) e L'amico di famiglia (2006). Giunge al successo internazionale con il film Il divo, che nel maggio 2008 si aggiudica il Premio della Giuria al Festival di Cannes. Al suo esordio letterario per Feltrinelli, con Tutti hanno ragione ha già vinto il Premio Vittorini, il 25 giugno 2010 a Siracusa. Nota di copertina Tony Pagoda è un cantante melodico con tanto passato alle spalle. La sua è stata la scena di un'Italia florida e sgangheratamente felice, fra Napoli, Capri, e il mondo. È stato tutto molto facile e tutto all'insegna del successo. Ha avuto il talento, i soldi, le donne. E inoltre ha incontrato personaggi straordinari e miserabili, maestri e compagni di strada. Da tutti ha saputo imparare e ora è come se una sfrenata, esuberante saggezza si sprigionasse da lui senza fatica. Ne ha per tutti e, come un Falstaff contemporaneo, svela con comica ebbrezza di cosa è fatta la sostanza degli uomini, di quelli che vincono e di quelli che perdono. Quando la vita comincia a complicarsi, quando la scena muta, Tony Pagoda sa che è venuto il tempo di cambiare. Una sterzata netta. Andarsene. Sparire. Cercare il silenzio. Fa una breve tournée in Brasile e decide di restarci, prima a Rio, poi a Manaus, coronato da una nuova libertà e ossessionato dagli scarafaggi. Ma per Tony Pagoda, picaro senza confini, non è finita. Dopo diciotto anni di umido esilio amazzonico qualcuno è pronto a firmare un assegno stratosferico perché torni in Italia. C'è ancora una vita che lo aspetta.

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