A grande richiesta, le recensioni dei libri dei finalisti di questa edizione del Premio curate da Massimo Cotto e corredate dalle dediche "virtuali" degli autori!
Partiamo con quella del libro vincitore, "L’angelo di Monaco" di Fabiano Massimi (Longanesi)
A volte l’arte è restituzione. Una canzone, un romanzo, un quadro, un film possono fare giustizia o almeno illuminare quello che fino a ieri è rimasto al buio, a prendere polvere e dolore. A volte, l’arte nasce dall’arte. Un libro nasce da un altro libro. Nel luglio del 2018, Fabiano Massimi sta leggendo un thriller storico di Robert Harris, Monaco, dove due personaggi inventati finiscono nell’appartamento reale di Hitler. Uno di loro si trova di fronte a una porta incustodita. Spinto dalla curiosità, la apre, entra. Quella è la stanza di Geli Raubal, nipote prediletta di Adolf Hitler, trovata morta a casa del Furher, in una stanza chiusa dall’interno, uccisa da un colpo partito dalla pistola di Hitler. Fabiani s’informa, scava su un episodio di cui pochi sanno. E dove tutto sembra fantasia, ecco che scopre che tutto è realtà. E comincia a scrivere, per distribuire un pizzico di redenzione.
A indagare su questa morte scomoda, in una lotta contro il tempo dove ogni ora ferisce e l’ultima uccide, è il commissario Sigfried Sauer. Un’indagine anomala, perché tesa come un elastico tra chi vuole insabbiare entro poche ore e chi pretende di sapere. Sono tante partite a scacchi, su scacchiere diverse e a volte capita che il vincitore non sia quello che pensi tu, anche se ha fatto la mossa migliore.
L’Angelo di Monaco è due libri in uno: è un thriller a struttura gialla (dove ci sono uomini che devono trovare un colpevole di un delitto avvenuto nel modo consolidato: in una camera chiusa a chiave dall’interno), ma è anche, a suo modo, un romanzo storico dove tutto (o quasi) è reale e realmente accaduto e dove l’invenzione è sotto al minimo sindacale, quel tanto che basta a far correre la trama.
Alla fine, rimane un senso agrodolce. Da un lato il rimpianto (nessuno ha pagato, Geli è stata un colpo di vento entrato da una finestra aperta), dall’altro la certezza: niente rimane nascosto per sempre. Basta leggere un libro e scriverne un altro e la storia si rimette in moto: fredda come l’inverno di Monaco, bella come un angelo.
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